sexta-feira, 1 de dezembro de 2023


A "REVISTA ORESTEIA" começou já a fazer sair o seu Nº 12. Este Blogue irá publicando alguns dos seus artigos.
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Sentire come allora. Bambini-parco-giochi.
Sentire la vita come allora e in un punto
preciso, dentro al petto. Chiaro nitido
pungente. Accorgersi del noto.
Lo spazio tra le cose, tra il piede che si alza
nella corsa e il piede-ancora che tiene.
Polvere, il radioso nello spazio
tra le dita. Sentire un freddo che è lontano,
acuminato. Universo che semina nel petto
qualcosa di antico e benedetto.
In cerchio si osserva la ferita al ginocchio
del bambino, sangue e pelle, il suo frantumo.
Sentire come allora. Farsi tana e nascondersi
era un modo per lasciare il mondo vuoto, farsi
mondo nel mondo e nascondersi nel vuoto
lasciato dalle cose. Qualcuno ci cercava.
E noi acquattati come i morti. In attesa.
Trattenendo il respiro come loro.

*

Sentir como então. Rapazes-parque-jogos.
Sentir a vida como então e num ponto
exato, dentro do peito. Claro nítido
pungente. Acolher-se no já conhecido.
O espaço entre as coisas, entre o pé levantado
para a corrida e o outro ainda apoiado.
Poalha, um fulgor no espaço
entre os dedos. Sentir um frio longínquo,
cortante. Imensidão que semeia no peito
qualquer coisa de antigo e consagrado.
No grupo observa-se a ferida no joelho
do rapaz, sangue e pele, a sua sequela.
Sentir como então. Dar-se um esconderijo
era um modo de esvaziar o mundo, fazer-se
mundo no mundo e esconder-se nesse vazio
deixado pelas coisas. Alguém nos procurava.
E nós agachados como os mortos. À espera.
E como eles sustendo a respiração.

***

Mi innesti alla tua pianta, mi aggrappo
alla tua gemma che è ferita, raccolgo
il tuo respiro dalla crepa, lo scavo come fosse
una miniera, lo tengo come fuoco
tra le mani consegnato dalle braci,
lo tengo per quando arriva il gelo,
al riparo dalla febbre sulle tempie,
da quel freddo-animale che fa scarni,
fa muta la parola e ci leviga le ossa.
Raccolgo il tuo respiro come un frutto,
lo semino all’interno, benedico la tua fame
e la porto come un dono che ha il vizio di brillare.

+

Acrescento-me à tua planta, uno-me
à tua gema que vejo ferida, recolho
a tua respiração da fresta, escavo-a como
a uma mina, seguro-a como a fogo
entre as mãos ofertado por intenso fulgor,
seguro-a para quando o gelo se aproxima,
ao abrigo da febre sobre as têmporas,
daquele frio-animal que descarna,
emudece a palavra e pule-nos os ossos.
Recolho a tua respiração como a um fruto,
semeio-o dentro de mim, bendigo a tua fome
e levo-a como a uma dádiva que tem o vício de brilhar.

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Tradução de Victor Oliveira Mateus

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A FOTO da publicação é da autoria de: Dino Ignani.

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Lorenzo Pataro (Castrovillari, 1998), laureato in Lettere moderne, studia Filologia Moderna all’Università di Salerno. Ha pubblicato le raccolte di poesie Bruciare la sete (Controluna, 2018) e Amuleti (Ensemble, 2022), con prefazione di Elio Pecora, recensita sui maggiori quotidiani italiani («Il Manifesto», «Il Sole 24 ore», «Il Mattino», «La Lettura» del «Corriere della Sera», tra gli altri) e arrivata in semifinale alla prima edizione de Il Premio Strega poesia 2023. Sue poesie sono state pubblicate su riviste e su «La Repubblica». Fa parte della redazione di «Inverso» – giornale di poesia. Ha vinto diversi premi, tra cui Ossi di seppia nel 2021 e Ritratti di poesia nel 2023. Collabora con il quotidiano «Il Foglio».

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